
l’ospite inattes* 04 ed. 2025 – Annarita Masullo
Ho scoperto l’esistenza di Milano nel 1989, a 6 anni. Avevamo a casa l’impianto con il lettore cd della Sony – che era sentirsi un po’ come i primi che avevano la tv negli anni 50 – ma io amavo mettere il mio Fivelandia in vinile sotto quell’aghetto magico. Ho scoperto dell’esistenza di Milano il giorno in cui a Bim Bum Ban dissero che Cristina D’Avena avrebbe tenuto un concerto al Pala Trussardi. 876 kimlometri da casa mia. A 6 anni Milano per me esisteva dunque, ma era irraggiungibile ed è stata il mio primo trauma del “perché io no?”. Si lo so che oggi ce li portereste le vostre creature a vedere un concerto a mille chilometri da casa, nel 1989 i desideri dei bambini (e la genitorialità) avevano altri confini.
Stacco.
È il 2002. Vivo a Bellizzi in provincia di Salerno. È il mio ultimo anno di liceo a Battipaglia (si, quella dove uscite dall’autostrada per prendere le mozzarelle) e non ho ben capito a cosa mi servirà sapere che un euro è 1936,27 lire se stiamo cambiando moneta. In America c’è George W Bush, Berlusconi tuona con editti bulgari, cominciamo a capire davvero dov’e l’Afghanistan e tra plastici di Cogne di Porta a Porta, la cassa integrazione della fiat e i Mattia Bazar a Sanremo, io sogno (ancora) di “andare a Milano”, non più per un concerto di Cristina D’Avena, ma per tutto il resto.
Aperta la Parentesi.
Mi ha fatto sempre molto incazzare nei miei amici cittadini, quando poi ci sono venuta a vivere, il non capire che opportunità è la città.
Bellizzi – Battipaglia, 4 km esatti. Io per andare al liceo prendevo l’8 un’ora prima del suono della campanella. Un’ora prima per fare 4 km. L’esatta distanza tra wagner e piazza duomo . 6 fermate. 14 minuti, vogliamo dire 20 per esagerare? Io per la stessa distanza impiegavo un’ora. E poi i concerti, non pervenuti nel mio ordinario, anche se in estate a Nusco, negli anni d’oro di De Mita ho visto tutti quelli che voi a Milano vedevate al Pala Trussardi (tranne Cristina D’Avena ovviamente, vedi trauma sopra).
Nel mio paese non c’era una libreria. C’era un piccolo negozio di dischi. Poi ha chiuso.
La musica alla fine l’ho scoperta sul Nannucci di mia sorella (che era il postalmarket dei dischi)… che poi senza quel Nannucci e i tuoi libri Isa non avrei potuto imparare a sognare: se mi leggi questo devi saperlo.
È importate capire da dove arrivo per capire che sogno per me era “andare a Milano”. Del resto, credo sia importate, per capire Milano, capire che molti ci arrivano da molto lontano.
Chiusa la Parentesi.
A Milano ci sono arrivata in un giorno di settembre per fare il test d’ammissione al Magnifico Marianum, il collegio dell’Università Cattolica che più di qualsiasi cosa ha fatto di me quello che sono. A vent’anni, organizzare conferenze con Monica Maggioni appena rientrata dall’Iraq o con la principessa di Giordania per parlare di Islam o con Gherardo Colombo per vedere negli occhi di un uomo cosa sono state la P2 o Tangentopoli … Be’ …è stato il mio grande recupero su tutto quello che non avevo potuto fare!
La provincia mi aveva dato una cosa preziosa, la fame. La fame di sapere, di conoscere, di capire, di incontrare.
Me lo ricordo ancora il cuore battere davanti a Battiato con Dieci Stratagemmi, all’Alcatraz. Mi ricordo la soggettiva di me che salgo sulla scala mobile per vedere l’ennesima presentazione alla Fnac in via Torino. Io se chiudo gli occhi vedo ancora il palco della Casa 139.
Quanta vita. Quanta Musica. Dov’ero stata fino a quel momento?
E poi ovviamente, in via san vittore 18, ho organizzato il mio primo concerto. I Perturbazione. Ed eccoci qui. Cascata nel mondo della musica e dietro il loro banchetto a vendere magliette in tour.
E poi Metatron, il calendario della Roma per organizzare le attività attorno ai Velvet, le lunghe telefonate con Raiz, quel videoclip a Milano con i linea77 e Tiziano Ferro, i Casino Royale, l’impero delle tenebre (che disco incredibile!), il 31 maggio 2008 e San Siro con i Negramaro, il palco del Festivalbar.
Milano era la vertigine. Per me il centro del mondo. La mia città. Me ne sono accorta, di volergli bene, quando mi sono commossa nella cabina elettorale per votare Pisapia.
E poi all’improvviso è cambiato tutto. Perché la verità è che ero troppo giovane e a tutte quelle luci non ero preparata. E non ero preparata a scoprire che essere una donna nel mondo nella musica era, in una sola parola, deprimente. “Posso pucciare il biscotto?” è una delle frasi più delicate che ho sentito in quegli anni, detta impunemente da un uomo – molto importante – al mio fidanzato, come se io potessi essere un oggetto da cedere a qualsivoglia prurito. Prima o poi ne parleremo davvero delle donne nel mondo della musica?
Milano all’improvviso era diventata crudele. Entravo in una stanza e mi sembrava immediatamente di essere analizzata in classifica e io, a neanche 30 anni – diciamoci la verità !- nella classifica ero l’ultima. O almeno cosi mi sentivo. Io non ero preparata alla vanità del mondo al quale appartenevo. La vanità, il peccato originale del mondo della musica.
Insomma. Dovevo saltare giù dalla giostra.
L’ho fatto. Nel 2013 sono andata via. Rapita tra est e ovest, tra Torino e Venezia, nessun viaggio doveva più terminare a Milano.
Quanta tenerezza mi fa ora quella ragazza che a 30 anni ha sbattuto la porta.
Sono successe nella mia vita infinite cose da quando ti ho lasciata e tu sei cambiata così tanto nel frattempo… grattacieli, interi quartieri, eventi, nuovi persone rampanti. Quanto sei veloce. Sei sempre stata la più veloce. Mi dicono molto male di te. Che sei respingente. Che costi tantissimo. Che fai ancora le classifiche.
Ti guardo ora da lontano come ti guardavo quando ci impiegavo un’ora per percorrere 4 chilometri per andare a scuola. E c’ho di nuovo quella punta di incazzatura per chi non vede che opportunità è viverti, proprio io che da te sono scappata. Sei e resti una città che accoglie e che da infinite possibilità. Crocevia di destini e di idee. E poi la verità è che sei bellissima solo che non lo sanno in molti.
Perché è vero che sei la città di via Montenapoleone, però poi dentro ci custodisci una perla come l’orto botanico di Brera. Perché è vero che se non sei in lista non sei nessuno in certi mondi, ma è pur vero che sei sempre qualcuno a Dergano in una libreria che resiste. Perché ancora mi toglie il fiato alzare gli occhi verso il soffitto a San Maurizio, entrare nei chiostri della mia Università e camminare nel silenzio delle stradine tra S. Ambrogio e il Duomo. Perché pulsa il cuore di Olinda, che da trent’anni ha ridisegnato l’ex Pini, e la Martesana la nascondi: ché gli stolti pensino pure che hai solo i navigli. E poi altre infinite cose, ma questa non è una guida turistica. La più importante è che sotto quel cielo c’hai tantissime persone che amo.
È che ho capito in questi anni che bisogna odiarti ad un certo punto. Per lasciarti. O forse solo per sceglierti ancora.
Mi manchi moltissimo. E questa è la verità. Perchè sei l’unico posto al mondo dove i miei passi sanno dove andare. Dice che quando è così si chiama Casa.
Annarita Masullo
Produttrice culturale, dal 2007 ha ricoperto vari ruoli nel settore dello spettacolo, della musica, della televisione e dell’arte contemporanea con lo sguardo sempre puntato alla valorizzazione del talento e della creatività.
Nel 2014 è co-founder di The Goodness Factory, realtà che si occupa di management, di progettazione culturale, di produzione di festival come _resetfestival, Mind The Gap e Memissima.
È docente di Progettazione strategica ad Officina Pasolini, laboratorio di alta formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio ed è curatrice del corso Factory di Music Management di Feltrinelli Educational.
L’Ospite Inatteso
Rubrica SocioCulturalUrbana
Prima edizione 2016
Seconda edizione 2025
Uno spazio di lettura e riflessione su Milano
A otto anni di distanza dalla prima edizione, riprendiamo la rubrica che si confronta con amici, artisti, giornalisti, esponenti della cultura e della vita artistica che hanno in Milano un importante punto di riferimento.
Gli articoli offrono suggestioni, spunti e opinioni su come sta cambiando non solo Milano ma anche tutto il Mondo culturale che le gira attorno.